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Ernesto Rossi

  

Ernesto Rossi è stato docente di Diritto ed Economia al “Vittorio Emanuele II” dal 1925 fino al 1930, quando fu arrestato dalla polizia fascista mentre teneva lezione ai suoi allievi.

“Ho insegnato 5 anni all’Istituto non dando molto peso alle pedanterie, ma cercando di insegnare a ragionare e  sviluppando il loro senso critico. E questi 5 anni mi erano molto giovati,  perché anch’io avevo imparato l’economia più discutendo con gli studenti che sui libri.” 

dalla Lettera di Ernesto Rossi dal carcere  “AGLI STUDENTI DI BERGAMO”

Nato a Caserta nel 1897, come molti suoi coetanei parte entusiasticamente come volontario al fronte nella 1^ guerra mondiale dove rimane ferito. Inizialmente simpatizza per le prime iniziative fasciste, ma si ricrede rapidamente all’affermarsi della violenza squadrista.

La sua formazione sarà sempre influenzata dall’insegnamento di Gaetano Salvemini, a cui rimarrà per sempre legato da un’amicizia basata sulla reciproca stima e da un affetto sincero.
Con l’affermazione del fascismo partecipa attivamente all’attività di lotta al regime, fondando insieme a Bauer e altri intellettuali il giornale clandestino “Non mollare”. Nel ’25 il foglio chiude e quasi tutti i redattori vengono arrestati, mentre Rossi riesce a scappare in Francia.
Approfittando del cognome molto comune rientra in Italia e partecipa a un concorso a cattedre che si svolge a Roma; risulta primo vincitore e sceglie la cattedra di diritto e economia al “Vittorio Emanuele II” di Bergamo.
A Milano, dopo le lezioni, ha contatti con Luigi Einaudi, Ferruccio Parri, i fratelli Rosselli e Bauer e il gruppo di antifascisti di Giustizia e Libertà. A Bergamo può contare sull’aiuto di don Virgilio Teani che utilizza la sacrestia della sua chiesa (in pieno centro cittadino) per nascondere volantini, giornali e altro materiale della stampa antifascista.
Nel 1930 Ernesto Rossi e’ coinvolto nei preparativi di un attentato dimostrativo all’intendenza di finanza di Bergamo. L’azione non avrà mai luogo, ma l’intero gruppo di Giustizia e Libertà viene arrestato in seguito al tradimento di una spia della polizia fascista infiltratasi nel gruppo. il 30 ottobre 1930, mentre sta tenendo la sua lezione di economia, Rossi viene arrestato da due agenti in borghese. Dopo qualche giorno sulla “Voce di Bergamo” un piccolo trafiletto recita che “il criminale” prof. Rossi e’ stato arrestato. Il 3 novembre, viene tradotto ammanettato da Bergamo al carcere di Regina Coeli di Roma, scortato da un commissario e da tre agenti; presso Viareggio riesce a sfilarsi le manette e si getta dal treno e fugge; non aiutato da alcuno, viene ripreso. Il giorno dopo“il Giornale di Bergamo” titola: “una carogna al laccio”.
Il tribunale speciale fascista condanna Ernesto Rossi a 20 anni di carcere. Ne passa 9 presso diverse strutture carcerarie, da Pallanza a Pavia, dopodichè viene confinato nell’isola di Ventotene, dove, con Altiero Spinelli, scrive il “Manifesto di Ventotene” (per un’Europa libera e unita). Liberato dal confino alla caduta del fascismo, il 28 agosto del ’43 a Milano fonda con altri il “movimento federalista europeo ”.

DOPO LA LIBERAZIONE

Continua la sua attività promuovendo le battaglie in favore della federazione europea. Diventa Sottosegretario alla Ricostruzione nel governo Parri e per più di un decennio, dal 1945 al 1958, mantiene la carica di presidente (incarico affidatogli da Ferruccio Parri e confermato da Alcide De Gasperi) di un ente pubblico di primaria importanza nell’economia dell’immediato dopoguerra: l’Azienda per il Rilievo e l’Alienazione dei Residuati bellici (ARAR). L’ARAR è un caso più unico che raro di ente pubblico che produce consistenti utili per le finanze dello Stato e che si auto-liquida a conclusione del proprio mandato.
Nel dopoguerra Rossi diviene paladino di un’Italia laica, liberale, più civile, combattendo numerose battaglie contro la commistione tra economia e politica, il potere monopolistico della grande industria e dell’altra finanza, la corruzione amministrativa, il conservatorismo delle corporazioni sindacali e le ingerenze clericali nello Stato.
Nel dicembre del 1955, Rossi è tra i fondatori del Partito Radicale. Contemporaneamente si dedica alla ricerca e al giornalismo d’inchiesta sul «Mondo». Dal 1962 svolge la sua attività di pubblicista su «L’Astrolabio» di Ferruccio Parri.
Muore a Roma il 9 febbraio del 1967.